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Pensiero di venerdì 2 novembre 2007

Alla morte di una persona cara, di un parente o di un amico,…

Alla morte di una persona cara, di un parente o di un amico, è naturale sentire il bisogno di aggrapparsi a dei ricordi: oggetti, lettere, fotografie… Ma questo non basta per mantenere viva la sua presenza. Infatti, la sua presenza non è insita negli oggetti, ma è nel suo spirito, e finché si rimane lì a girare attorno a qualche oggetto, non si tratta di spirito, ma di materia. Quanto al fatto di soffermarsi in raccoglimento su una tomba, anche questo è naturale, ma quello che sta dentro la tomba è il corpo, non lo spirito. Lo spirito ha bisogno di libertà, e compie degli sforzi per liberarsi dal corpo e viaggiare nell’immensità, che è la sua vera patria. Chi soffre e piange su una tomba, come se colui che si trova nella bara dovesse restarci per l’eternità, limita quell’essere e lo disturba nel suo desiderio di liberarsi; inoltre, non per questo lo ritroverà. Se volete veramente ritrovare un essere a voi caro, sforzatevi di andare a cercarlo là dove si trova: molto lontano e molto in alto nella luce.

Omraam Mikhaël Aïvanhov



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